L’Agenzia dimenticata
Recentemente ho “scoperto” l’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali di Roma Capitale. Essa, in realtà, è stata istituita 12 anni fa, con lo scopo di contribuire a migliorare l’efficienza e la qualità dei servizi pubblici locali:
L’Agenzia, operando in piena autonomia e con indipendenza di giudizio e valutazione, espleta la propria attività di istituto su tutti i servizi pubblici locali di Roma Capitale e costituisce un’esperienza innovativa nel controllo dei livelli di qualità e di quantità degli erogatori di servizi.
L’Agenzia svolge una importante funzione di supporto all’attività dei Consiglieri comunali, del Sindaco e del Governo cittadino, presentando, ogni anno, una Relazione sullo stato dei servizi pubblici locali e, periodicamente, indagini e monitoraggi, studi e analisi, pareri.
Solo per fare un esempio, una delle ultime indagini svolte è stata quella sul servizio di illuminazione pubblica nelle grandi città italiane, secondo la quale il servizio offerto a Roma è caratterizzato da una qualità bassa, “livelli medio-bassi di luminosità e di frequenza media dei punti luce sulle strade”, e un costo elevato, “gli indicatori della spesa unitaria vedono Roma fra le città più care, seconda dopo Milano, sia in relazione alla spesa per punto luce, sia per unità di flusso luminoso”. Questo (dis)servizio costa ad ogni famiglia romana, in termini di tasse, circa 50 euro l’anno.
L’Agenzia, però, in questi 12 anni è stata di fatto dimenticata da (quasi) tutti i Consiglieri e dallo stesso Sindaco, poiché tutte le utili indicazioni da essa fornita sono state sostanzialmente ignorate. L’Agenzia, per loro, semplicemente è come se non esistesse.
Insieme a Daniele Frongia, abbiamo deciso di fare rete e valorizzare il patrimonio di conoscenza accumulatosi nell’Agenzia, iniziando a coinvolgerla nelle iniziative della “Commissione Speciale per la Riforma e la Razionalizzazione della Spesa dell’Amministrazione Capitolina”. In tal modo, la Commissione potrà raccogliere informazioni utili all’impostazione delle proprie linee di azione, finalizzate alla eliminazione degli sprechi e, in ultima analisi, alla riduzione delle tasse a carico dei cittadini.
Sembrerà banale, in fondo si tratta semplicemente di mettere in atto un po’ di buon senso. Peccato, però, che oggi non lo faccia nessuno. Evidentemente, in alcuni ambienti il buon senso è rivoluzionario.