Ma è vero che da voi si paga per dimagrire?
Avrei voluto essere ovunque, tranne che lì, e mentre rispondevo mio malgrado di si, mi rendevo conto di quanto fosse assurdo non solo agli occhi di quegli amici africani, ma anche ai miei.
Questo è un pezzetto della prefazione di Marco Aime a “Il tempo della decrescita”, scritto da Serge Latouche e Didier Harpages. Fa riflettere…
Il tema della decrescita si è sviluppato a partire dalla seconda metà del Novecento e racchiude un complesso di idee sostenuto da movimenti culturali anticonsumisti ed ecologisti, in contrasto con il “senso comune” della società moderna, che identifica erroneamente la crescita del PIL con il miglioramento della qualità della vita.
L’errore sta nell’associare inconsapevolmente decrescita e recessione, che invece, sono due concetti assolutamente diversi: la recessione corrisponde a mangiare meno perché si ha meno cibo, mentre la decrescita corrisponde a mangiare meno perché ci si mette a dieta.
Infatti, chi non la conosce associa alla decrescita tutta una serie di luoghi comuni piuttosto ridicoli, come l’avversione al progresso tecnologico o la compiacenza nell’abbassamento dei salari. In realtà, con la decrescita si sostiene una cosa ovvia (oserei dire banale), ovvero la necessità di badare meno ai numeri e più alla qualità di vita.
I movimenti per la decrescita guardano alla sfera ecologica, sociale, politica e culturale e promuovono una molteplicità di “buone pratiche”. Si va dall’economia solidale all’agricoltura biologica, dal risparmio energetico al consumo critico, dai gruppi di acquisto solidale alla difesa del suolo e dei beni comuni, dalla coabitazione solidale (cohousing) alle auto di gruppo (car pooling).