Gli asili nido romani: un privilegio per pochi (fortunati?)
Pubblico il racconto di una mamma romana su una vicenda che conosco bene, essendo lei la mamma di mio figlio 🙂
Ieri, sul sito del Comune di Roma (Dipartimento Servizi Educativi e Scolastici, Giovani e Pari Opportunità) è stata pubblicata una news relativa all’arrivo di 348 posti aggiuntivi nei nidi romani, ottenuti attraverso un sistema di convenzioni istituite con cooperative privato-sociali operanti sul territorio romano che offrono servizi nido.
Citando letteralmente, si tratterebbe di “una buona notizia per mamme e papà”. Peccato che se un comune cittadino cerca di informarsi sul servizio nido capitolino attraverso il sito istituzionale non ci riesce, o meglio, ci riesce in modo parziale e fuorviante.
La lettura di questo articoletto, dopo un percorso tutt’altro che agevole prima della conquista di un posto per mio figlio in un nido di Montesacro, mi spinge alla denuncia. Non credo, peraltro, che il mio sia uno sfogo esclusivamente personale, ma piuttosto un’opinione condivisa da tanti altri concittadini nelle mie stesse condizioni.
Come è noto a tutti i neo genitori romani, quest’anno il bando relativo a posti nei nidi pubblici per l’anno educativo 2015-16 è stato pubblicato con enorme ritardo, la cui conseguenza è stata una scadenza estremamente ravvicinata (circa un mese di tempo contro i tre mesi degli anni precedenti). In tale frangente, bisognava procedere al calcolo dell’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) secondo nuove regole e parametri, e poi alla compilazione online della domanda di partecipazione al bando. Attraverso la piattaforma INPS, se in possesso delle credenziali (PIN identificativo per la fruizione di servizi online), si poteva effettuare autonomamente il calcolo dell’ISEE relativo al proprio nucleo familiare. Un calcolo non semplice, ostico anche per una persona avvezza all’uso di servizi online e delle nuove tecnologie, che, peraltro, una volta effettuato, necessitava di un controllo da parte dell’ente, che si riservava di rispondere all’utente entro 10-15 giorni lavorativi. In altri termini, al fine di allegare il proprio ISEE – estremamente più complesso e articolato di una dichiarazione dei redditi – alla domanda del nido, quest’anno bisognava aspettare… e aspettare tanto, nonostante i tempi ristretti per la presentazione della stessa. In linea teorica, i Centri di Assistenza Fiscale presenti sul territorio (CAF) erano a disposizione dei cittadini sia per il calcolo dell’ISEE, sia per la compilazione della domanda online. Peccato, ancora una volta, però, che non solo era complicatissimo prendere la linea con la gran parte dei centri, ma anche che vi fossero liste di attesa interminabili per gli appuntamenti. A me sono state proposte da più centri date ben oltre la scadenza del bando.
Ovviamente, necessità fa virtù. Io e il mio compagno siamo stati ‘fortunati’. Avevamo già in passato fatto richiesta del pin per il portale Inps e del pin per il portale di Roma Capitale, insomma avevamo pin di ogni tipo, previdenti qual siamo! E siamo stati ‘fortunati’ perché al pc ce la caviamo, perché la rete la sappiamo usare, perché generalmente il 730 ce lo facciamo da soli. Insomma, noi ce l’abbiamo fatta perché abbiamo delle competenze che, senza alcuna presunzione, sono sopra la media. Non possiamo non domandarci come abbiano fatto gli altri, quante difficoltà abbia incontrato il cittadino medio; non possiamo non domandarci quanta gente si sia scoraggiata e abbia poi cambiato rotta, quante persone siano rimaste escluse ingiustamente da un servizio (La Repubblica: “Un’odissea le iscrizioni online”).
Noi alla fine di tutto un posto per nostro figlio l’abbiamo conquistato. Siamo stati ‘fortunati’. E non nascondo che il pensiero di rinunciare all’asilo pubblico in favore di quello privato ci è balenato.
Perché il nido privato è sempre aperto; perché in un nido privato il servizio è perennemente garantito e, se hai un imprevisto al lavoro, il nido privato è aperto fino alle sette di sera; perché al nido privato i turni di pulizia non saltano mai e i giochi non sono rotti o rovinati; perché il sito web di un nido privato è sempre aggiornatissimo; perché il nido privato predispone lo schema per l’inserimento di tuo figlio in tempo utile affinché tu possa organizzarti col lavoro e gli impegni familiari; perché un nido privato funziona indipendentemente da un “Ufficio nidi” del comune che si mostra vago e parziale rispetto ad ogni informazione che fornisce.
Poi però abbiamo ‘spento’ questa fantasia e abbiamo pagato anticipatamente la retta di settembre, quale forma di accettazione del nostro sudato posto. Un posto nella scuola pubblica che ci ostiniamo a difendere, per quanto la scuola pubblica sia, a tutti i livelli, a Roma e in Italia, letteralmente in ginocchio.
Roma non ha un numero di posti pubblici nei nidi sufficiente a soddisfare la domanda, nonostante si faccia di tutto per disincentivarla, questa domanda, tramite una politica di costante mortificazione e graduale demolizione di ogni servizio pubblico.
Roma non è una città a misura di bambino, Roma non è una città che offre spazi e servizi decorosi alle famiglie con figli piccoli. E non stupiamoci se in Italia le famiglie numerose sono ormai un ricordo lontano. Qui da noi una famiglia numerosa è una realtà insostenibile, un lusso che nessuno o quasi si può più permettere.
D’altra parte, se ci facciamo una passeggiata neanche troppo lontano da noi, in un qualunque posto della Germania, della Norvegia, dell’Olanda, vediamo tanti bimbi, tanti passeggini bi-triposto, un’infinità di biciclette familiari, aree verdi attrezzate e pulite, giochi sparsi in centro ed in periferia per ogni fascia d’età e, soprattutto, molti volti sorridenti. Qualcosa non va. E, come italiana, passeggiare fuori dall’Italia, da un po’ di tempo a questa parte, mi fa davvero indignare.