Le funzioni sociali ed educative dello sport in città
Cos’è lo sport in città? E, soprattutto, cosa deve fare la politica per lo sport? Valorizzare le eccellenze sportive, come pensa qualcuno (articolo 3 della proposta di legge “Baldi”), oppure valorizzare le sue funzioni educative e sociali?
Beh io non ho alcun dubbio al riguardo. Come abbiamo scritto nella nostra bozza di programma per Roma, “lo sport può essere uno strumento per soddisfare molti bisogni diversi: educazione, tempo libero, benessere fisico, agonismo”.
Lo sport può contribuire alla difesa di ambiente e verde pubblico. I cittadini che svolgono attività sportiva negli spazi all’aperto sono in continuo aumento e l’ambiente naturale stesso può essere considerato un grande terreno di gioco: gli elementi essenziali di un playing field sono l’erba ed un ampio spazio pianeggiante, senza alcuna necessità di attrezzature fisse. Le linee guida della politica sportiva devono quindi essere incentrate a promuovere una impiantistica leggera, rendendo il verde pubblico della città una vera e propria palestra a cielo aperto.
Lo sport può contribuire a sentirsi sicuri. La presenza di sportivi rende un’area maggiormente sicura da eventuali aggressioni rispetto a un parco frequentato da nessuno ed ha come conseguenza diretta la maggiore vivibilità di un luogo pubblico. Lo spirito di squadra può favorire più di altri elementi l’aggregazione e la coesione sociale: laddove non riesce ad arrivare la scuola possono arrivare le emozioni dello sport. La politica sportiva dovrebbe promuovere l’organizzazione di attività giovanili di squadre sportive al fine di favorire l’integrazione di etnie, culture e religioni diverse, tutte riunite sotto le bandiere dello sport, dell’educazione e del rispetto per l’avversario.
Lo sport può contribuire affinché nessuno rimanga indietro. L’accesso agli impianti comunali deve essere agevolato sia dal punto di vista fisico, tramite l’eliminazione delle barriere architettoniche tutt’ora presenti, sia dal punto di vista economico, stabilendo delle tariffe ridotte e gratuite per le fasce più deboli. La politica sportiva dovrebbe promuovere lo sviluppo di aducallenatori (educatori/allenatori), coinvolgendo le società sportive dilettantistiche nella pratica di allenamenti di gruppo aperti a tutti (gli “open days” dello sport).
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